martedì 12 aprile 2011

C'è un germe di follia in ognuno di noi

Questo che segue esula dal campo artistico che finora ho cercati di trattare, ma credo si avvicini molta all'esperienza di molti artisti. E' una rilessione di un amico, Carlo Terzaroli, che ho avuto modo di usare nella mia tesina di maturità e che ogni volta che leggo mo affascina immensamente.. non mi resta che augurarvi Buona Lettura!

"C’è un Germe di Follia in ognuno di noi. Un Germe piccolo, talmente piccolo da restare nascosto in qualche anfratto per chissà quanto tempo. Ogni giorno si vive ignari di quella potenziale furia devastatrice, incoscientemente sereni di fronte a un seme che potrebbe germinare da un momento all’altro. Si cammina, si gioca, si ride, si scherza con precisa quotidianità. Non ci si pensa. Mai, mai. Per mesi, per anni viaggiamo nel mondo con questo ordigno accanto al fegato. Incuranti, ignoranti facciamo finta di niente. Forse neanche sappiamo della sua presenza, né avvertiamo quei suoi infinitesimi movimenti di smaniosa irrequietezza. O forse conosciamo tutto, alle volte lo sentiamo ribollire ma preferiamo non farci affatto caso: potrebbe sempre spaccarsi, così, senza preavviso. Potrebbe sempre sciaguattare questo nostro appartamento ordinato e ribaltarvi mobili, sedie, quadri, finestre, porte. Tutto. Preferiamo tenerlo lì, nascosto, assopito, avvolto da una guaina speciale che lo protegga da urti o strani sbalzi emotivi.
Poi arriva un giorno. Un giorno fissato da anni. Un giorno che il destino ha voluto farci cadere addosso d’improvviso, senza alcuna raccomandata di notifica. Ebbene, in quel giorno, quel guscio, che con fedele impegno aveva sempre difeso il nostro Pericoloso Ospite, in quel giorno il guscio esplode. Si sfascia. Disintegrato. In mille pezzi, devastato. Nessuno scampo, bam! E via la totale irrequieta libertà al piccolo Germe di Follia.
Non si sa bene cosa sia quella maledetta bastarda situazione che ha smurato in un attimo il meticoloso lavoro di una vita. Quel lavoro quotidiano, puntuale che aveva anestetizzato o banalmente calmato quella voglia di Devastazione in continuo fermento. Ce l’aveva fatto –o quasi- fino a quel momento, fino a quel dannato centesimo di secondo in cui Qualcosa è penetrato fin laggiù, slegando tutti gli ormeggi del nostro caro Seme.
Non capisce mai troppo bene la causa di tutto questo Caos improvviso. Si sente. Si sente che qualcosa è saltato per aria: un’esplosione, un uragano, una folla in rivolta, non si sa. Non si conosce, si avverte e basta.
Con il tempo, il ricordo, la ricostruzione razionale si può poi cercare un qualche capro espiatorio. Un pretestuoso colpevole che possa giustificare nel nostro intelletto –ormai follemente contaminato- l’assoluto dispotismo del Caos. E si accusa un uomo, un secondino, nostro padre, un tramonto, un profumo, una donna, i suoi occhi o le sue labbra, una musica, un libro, un gioco, un folle, un “sano”, un discorso, una vita, un inetto, un amore, un’emozione, una malattia, un bambino. Qualcuno si deve pur incolpare per questa devastante degenerazione che il Germe ha prodotto! Qualcuno, qualcosa l’avrà pur liberato! O forse siamo stati noi, proprio noi, a sciogliere quella rigida catena d’acciaio che da una vita ormai teneva quel Seme rilegato nelle segrete. In ogni caso non si saprà mai il vero colpevole: nessuna burocrazia o magistratura che sia produrrà un qualche cartaceo verbale che attesti l’incriminazione di un uomo, di una donna o di una vista. Nessuna.
Si può solo provare –provare- a riordinare quel Caos con eterna pazienza, a riaddormentare per un po’ quel Germe maledetto che ha però ormai avvelenato gran parte delle viscere.
O forse – rassegnata alternativa- si può accettare quel geometrico disordine, ricostruirvi una strana Logica tutta sua. Una Logica fuori dalla norma, diversa, priva della pretesa di essere come tutte le altre. Una Logica folle, pazza, abbandonata alla Potenza tirannica di quel Germe padrone di tutto.
E così niente sarà più lo stesso: odori, sapori, emozioni, rumori che fino a poco tempo prima avevano una loro algebrica catalogazione, adesso son –gioco forza- diversi. Tutto nuovo, tutto traslato, tutto agitato da quella strana Follia che tutto ha inondato e contaminato. O forse- infinito gioco del Dubbio e della Relatività- è proprio quella Pazzia (Follia, Squilibrio…chiamatela come volete) che ha redento un abulico rigore matematico, in via di uno scialbo spegnimento nel mare della rigida compostezza."

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